Lo psicologo Cantelmi: «Attenti all’appiattimento dei sessi. L’obiettivo è una falsa uguaglianza». Don Fabio Rosini (Servizio diocesano vocazioni): «Non ho paura del ddl Scalfarotto: si tratta di vivere la vita» di Paola Proietti
Il mestiere più difficile ma anche il più bello: essere genitori. È stato tra i temi portanti della seconda giornata di “E..state in famiglia” l’evento organizzato dal Forum famiglie del Lazio all’istituto salesiano Pio XI, in programma fino a domenica 6 luglio. Alla tavola rotonda hanno partecipato don Paolo Gentili, responsabile dell’Ufficio famiglia della Cei, Sabina Marabini, story editor della Lux Vide, don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni, e lo scrittore e psicologo Tonino Cantelmi. Ad ascoltarli un affollato parterre di famiglie, genitori di oggi e di ieri.
«Essere genitori è una grande sfida – ammette Cantelmi – perché oggi i genitori non sono abituati ad esserci per qualcuno. Io li chiamo “adultescenti”, ossia sono sempre giovani: hanno un profilo Facebook più curato di quello dei loro figli, così come amano la moda più di loro. Hanno rinunciato a trasmettere le visioni e le narrazioni della vita, in sostanza i valori. Accudiscono sì, i figli, ma non sono genitori a 360 gradi». E la società di oggi non li aiuta, anzi, crea ancora più confusione. La dimostrazione, per Cantelmi, si è avuta con i famosi opuscoli dell’Unar, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali, distribuiti dalle scuole materne in su, nei quali, con l’intento di contrastare il bullismo, si è arrivati a una lezione sull’appiattimento dei sessi. «Le differenze tra maschio e femmina sono annullate, via anche le favole dove ci sono principesse e principi, re e regine. Ci sono invece – continua Cantelmi – le due giraffe che adottano un cucciolo di ippopotamo. L’obiettivo è una falsa uguaglianza. Negare la differenza tra maschio e femmina è la più grande discriminazione che stiamo vivendo».
Molto seguito l’intervento di Sabina Marabini, story editor di diverse fiction a sfondo religioso come “Don Matteo” e “ Che Dio ci aiuti”. «La famiglia tradizionale, o sarebbe meglio dire il “vissero felici e contenti”, in televisione non ha appeal. Ma la formula del sacerdote e della suora -ammette – ci ha permesso di trattare temi delicati, situazioni difficili di sentimenti e sofferenze, situazioni reali. È fiction, ma non mostriamo il falso, mostriamo il possibile, il vero. Mostriamo un’umanità a volte priva di speranza, ma anche un’umanità dove il per sempre, il matrimonio, l’amore, anche l’amore vocazionale, esiste, basta semplicemente raccontarlo».
Don Fabio Rosini, senza troppi giri di parole, è andato subito a toccare un tasto attuale e dall’esito ancora incerto. «A me non fa paura il ddl Scalfarotto, genitore 1 e 2, e tutto quello che ci stanno preparando – ha detto -. Non è questo il nostro problema. Se una persona sta in un luogo dove non c’è aria, prima o poi morirà. Se invece si respira bene, allora vivrà. Noi ci occupiamo di controbattere, quando qui si tratta di vivere la vita, non di essere convincenti».
Proprio la vita reale è stata al centro del dibattito di diversi esponenti politici del territorio che hanno condiviso con il pubblico la loro esperienza di fede nell’impegno istituzionale. Seguitissimi i laboratori per i bambini, i veri protagonisti di queste giornate, che insieme ai genitori si sono divertiti a impastare il lievito madre e prima di tornare a casa hanno giocato con i racconti dei libri illustrati di Laurent Moreau. Giovani, lavoro, matrimonio ma anche riflessioni sulle parole “permesso, scusa e grazie” pronunciate da Papa Francesco saranno i temi al centro del programma degli ultimi tre giorni di meeting.
4 luglio 2014